Ti sei mai chiesto il significato di alcuni gesti e consuetudini sul tappetino?
Ora potrai scoprire che cosa è racchiuso dietro ad alcuni di essi.
Immaginiamo di entrare in uno studio; che cosa accade normalmente? Un avvolgente profumo di INCENSO ci accoglie e veniamo pervasi da un immediato senso di distensione; se sei un praticante, sai bene di che cosa parlo.
Alcune ragioni per cui si usa l'incenso in questi luoghi di pratica sono più intuibili, altre meno. Vediamole insieme:
sicuramente l'utilizzo dell'incenso permette di uniformare gli odori, odori che potrebbero rappresentare elemento di disturbo richiamando associazioni mentali non sempre piacevoli;
allo stesso tempo si crea però una nuova associazione mentale che rimanda a un luogo e a un momento, nel caso di una shala e della pratica che seguirà al nostro ingresso, di contatto con sé stessi e di quiete, con un effetto calmante istantaneo ogni volta che ne percepiremo la fragranza;
oltre a ciò, il fuoco viene visto come elemento trasformativo e purificatore e bruciare l'incenso permette di liberare l'ambiente da energie avverse facendo spazio a energie più propizie;
per concludere il profumo dell'incenso, in particolare di alcuni come il sandalo, aiuta ad accrescere la concentrazione e a rimanere più focalizzati.
Ricordiamoci però che bisogna fare attenzione perché oggigiorno la maggior parte dell'incenso reperibile sul mercato contiene sostanze chimiche che, se inalate in grandi quantità, possono creare fastidi agli occhi e alle vie respiratorie. In caso soprattutto di pratiche di pranayama, è bene usare l'incenso prima della pratica e lasciare intercorrere un congruo tempo prima di iniziare una qualsiasi tecnica di respirazione, oppure aerare l'ambiente per qualche istante lasciando che i fumi si facciamo meno intensi.
Dopo essere stati avvolti da questo profumo, la prima cosa che normalmente viene richiesta è di RIMUOVERE LE SCARPE. Al riguardo non mi dilungherò molto poiché tanto ho scritto sui piedi nel post Dalla polvere all'illuminazione. Ripeterò qui solo il concetto che entrare in una shala è un po' come entrare in un tempio, in un luogo sacro, e la soglia che varchiamo rappresenta il passaggio dall'esterno con tutto ciò che comporta - sporco e polvere a livello tangibile, preoccupazioni, pensieri ed emozioni a livello più sottile - all'interno, ovvero uno spazio che vuole rimanere avulso da quanto elencato e il più possibile puro.
Ma proseguiamo.
All'inizio e alla fine della pratica, allievi e maestro si salutano generalmente con un inchino e le mani in ANJALI o NAMASKAR MUDRA (mani in preghiera). Ma che cosa rappresenta questo gesto che in India viene utilizzato nella quotidianità come saluto e ringraziamento?
Innanzitutto unendo le mani e chinando il capo prestiamo rispetto verso chi abbiamo davanti riconoscendone il carattere divino.
Inoltre, nelle nostre dita ci sono delle terminazioni nervose e, quando congiungiamo le mani creiamo un circuito energetico che scatena una sensazione di calma e benessere e invita a uno stato di silenzio e pace.
In aggiunta a ciò teniamo presente che nell'hatha yoga ogni dito rappresenta una certa energia, in particolare:
il mignolo TAMAS, il guna (forza costitutiva della natura) dell'inerzia, della letargia, della passività;
l'anulare RAJAS, il guna dell'attività, del movimento;
il medio SATTVA, il guna dell'armonia, dell'equilibrio;
l'indice ATMA, il sé individuale e
il pollice BRAHMAN, il Sé universale.
Per chiudere con questa breve lista di PERCHE', arriviamo alla fine della lezione quando i praticanti vengono invitati a portarsi in SHAVASANA, nella postura di rilassamento finale, e spesso si chiede loro (io in primis lo faccio) di portare la testa verso l'insegnante e i piedi verso il fondo del tappetino. Ma perché?
Tornando ancora al post del blog sopra citato, la tradizione vuole che non si rivolga mai la pianta dei propri piedi a un maestro poiché poco rispettoso dal momento che, come scritto qualche paragrafo fa, i piedi sono la parte che è a contatto diretto con la terra e la più sporca, d'altronde bisogna pensare che queste sono tradizioni che si tramandano da secoli e un tempo (in realtà in India ancora oggi in molti luoghi) le persone non indossavano scarpe e camminavano scalze.
Hai altre curiosità che non ho chiarito? Scrivimi le tue domande nei commenti e cercherò di dare loro una risposta.
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